La Lingua dei Segni non è, diversamente da come alcuni pensano, una forma abbreviata o semplificata di italiano, una mimica, un qualche codice morse o braille, un semplice alfabeto manuale o un supporto all’espressione della lingua parlata, ma una vera e propria lingua con regole grammaticali, sintattiche, morfologiche e lessicali.

Si è evoluta naturalmente, come tutte le lingue, con una struttura molto diversa dalle lingue vocali, e utilizza sia componenti cosiddette manuali (es. la “forma” che assume la mano, la posizione, il movimento) sia non-manuali, quali l’espressione facciale, la postura, ecc. Ha anche meccanismi di evoluzione e di variazione nello spazio (varianti di zona o dialetti a seconda del luogo), e rappresenta un importante strumento di trasmissione culturale.

È una lingua che viaggia dunque sul canale visivo-gestuale, integro nelle persone sorde, e ciò consente loro pari opportunità di accesso alla comunicazione.

No, così come avviene per le lingue vocali ogni comunità ha la propria lingua dei segni: in Italia troviamo la Lingua dei Segni Italiana (LIS), negli USA l’American Sign Language (ASL), in Gran Bretagna il British Sign Language (BSL), etc., ciascuna con proprie specifiche varianti territoriali ed un forte legame con le rispettive culture di appartenenza. Due lingue dei segni possono però presentare somiglianze tra loro, come ad esempio per ragioni storico-educative la Langue des Signes Française e l’American Sign Language, anche se le lingue verbali in uso nelle comunità udenti di maggioranza sono geograficamente distanti e molto diverse fra loro.

Sì, la LIS, come le altre lingue dei segni nel mondo, è una lingua ricca ed autonoma, con un lessico in costante evoluzione e regole che consentono di “segnare” qualsiasi argomento, dal più concreto al più astratto.

Perché è una modalità di comunicazione che viaggia sul canale visivo, mentre la lingua parlata sfrutta il canale uditivo. I sordi non sono fluenti spontaneamente in lingua parlata quanto gli udenti, però possono esserlo in Lingua dei Segni, in modo naturale e spontaneo, infatti, per molti sordi, la lingua parlata rimane sempre una lingua straniera o seconda lingua.

La lingua dei segni consente al bambino sordo di sviluppare abilità linguistiche e intellettive prima dell’acquisizione della lingua parlata; inoltre consente all’adulto sordo di acquisire una maggiore consapevolezza della lingua vocale e dei valori della cultura di appartenenza.
Per anni si è commesso l’errore di mettere in competizione ed antitesi la lingua parlata e la lingua dei segni. È fondamentale al contrario che al bambino sordo, ma anche all’adulto, siano rese accessibili tutte le opportunità comunicative e linguistiche funzionali alla sua crescita, educazione ed autonomia personale, in una prospettiva che promuova il bilinguismo: la valorizzazione cioè sia della lingua italiana che della lingua dei segni italiana. La LIS non “uccide la parola”, ma costituisce anzi una modalità linguistica di complemento estremamente preziosa proprio quale supporto didattico alla terapia logopedica ed all’insegnamento della lingua italiana al bambino sordo.

No, l’Italia ancora non ha riconosciuto la LIS ed è uno dei due ultimi Paesi Europei senza il riconoscimento legislativo della Lingua dei Segni Italiana. In molti paesi del Mondo la lingua dei segni ha ottenuto o sta ottenendo un riconoscimento ufficiale, a livello costituzionale o con legislazione specifica. Nel rispetto di quanto sancito dalle risoluzioni del Parlamento Europeo del 1988 e del 1998, e dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che in diversi articoli invita gli Stati a “promuovere e diffondere la lingua dei segni”, ci auguriamo che l’Italia si adegui al più presto a tale direttiva internazionale.

Per un bambino nato sordo o con una sordità acquisita nei primi anni di vita – in Italia sono uno su mille ogni anno – apprendere la lingua parlata/scritta è un processo complesso e che richiede anni di terapia logopedica, una precoce protesizzazione ed un lungo e faticoso percorso educativo, per il bimbo e per la sua famiglia. Infatti il non sentire i suoni, soprattutto le frequenze su cui viaggia il linguaggio parlato, impedisce l’acquisizione spontanea della lingua vocale, così come avviene nel bambino udente, che al contrario impara a parlare in modo naturale e spontaneo. Molti studi dimostrano che il successo scolastico è maggiore nei ragazzi sordi che acquisiscono la lingua dei segni come prima lingua. Per il bambino sordo infatti è fondamentale innanzitutto far propri gli strumenti della comunicazione, per garantire il suo sereno e completo sviluppo socio-affettivo e cognitivo. La lingua dei segni consente al bambino di acquisire rapidamente e naturalmente una lingua con cui comunicare con l’ambiente circostante, a partire dai genitori, ed uno strumento primario di apprendimento di contenuti. Inoltre, anche nel caso degli adulti il bilinguismo consente una maggiore e migliore inclusione nel mondo del lavoro, nella vita sociale e in generale contribuisce al benessere e alla sicurezza della persona.

L’ENS ha tra i suoi scopi anche quello di diffondere la Lingua dei Segni e per questo organizza spesso corsi, tenuti da insegnanti sordi qualificati; per questo il modo migliore per apprendere la LIS è frequentare un corso tenuto all’interno dell’ENS. In particolare le attività formative si svolgono in quasi tutte le sedi ENS periferiche, quindi si può contattare direttamente la Sezione Provinciale ENS della propria città per ottenere le informazioni che possono fare al proprio caso. 

L’Area Formazione ENS coordina e supervisiona a livello nazionale le attività formative che si svolgono in tutte le sedi ENS periferiche, ma si consiglia di mettersi in contatto direttamente con la Sezione Provinciale ENS della propria città per ottenere tutte le informazioni desiderate in merito ad eventuali attività formative organizzate a livello locale.

Il contatto email è “provincia”@ens.it -> esempio: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. per la città di Torino.
In caso di ulteriori difficoltà si potrà contattare l’Area formazione all’indirizzo è Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Alcune Università hanno dei corsi di Lingua dei Segni (Università Ca’ Foscari di Venezia, Università per Stranieri di Siena) inseriti all’interno del piano didattico dei Corsi di laurea in lingue.

E’ necessario rivolgersi alla propria Segreteria studenti o ai referenti per i piani di studio per chiedere ed eventualmente ottenere il riconoscimento dei CFU per il corso LIS di livello svolto presso l’ENS.

Per diventare Interprete di Lingua dei Segni è necessario frequentare uno specifico corso di formazione della durata minima di 820 ore. Per accedere al corso requisito fondamentale è aver conseguito l’attestato di 3° Livello.